Il Catechismo ai tempi di Benigni

Questo Santo Stefano è stato turbato, in maniera affatto misteriosa, dal “regalino” di Natale che la Rai (probabilmente Radiotelevisione Apostati Italiani più che semplice Radiotelevisione Italiana) ha voluto fare ai cattolici del Bel Paese: la replica (di cui non si sentiva affatto il bisogno) dei Dieci Comandamenti letti e commentati da Roberto Benigni.

Premetto che a me, Benigni, personalmente piace: nonostante la sua eterna polemica con la destra italiana, da comico schierato a favore di una certa corrente politica (fenomeno questo proprio però non solo dell’Italia) più che della risata, a me ha sempre fatto ridere. Sarà perché è toscano come me, credo, ed anche perché sicuramente non mi reputo al servizio di qualche particolare corrente politica e, per quanto io possa essere certamente qualificato come uomo di destra (non senza orgoglio da parte mia), mai m’è fregato qualcosa di difendere Berlusconi o i suoi: sempre di esseri umani si tratta, affatto avulsi al vizio ed alle piccinerie (come tutti gli altri uomini del resto). Anzi, per quanto mi riguarda la satira feroce nei confronti di certi personaggi era più che giustificata; il problema, però, è che il ficcare siparietti contro la destra italiana all’inizio degli spettacoli su Dante (tra l’altro che cosa c’entra un comico con Dante, ed ancor di più cosa c’entra l’Alighieri con la situazione politica italiana? Boh…), spettacoli pregni già allora di errori teologici ai limiti dell’eresia tra l’altro (come non ricordare la “bellezza” dello Spirito Santo ritenuto emanazione dell’inconscio umano e non, invece, Persona della Santissima Trinità?), a Benigni non bastava più: quello già lo fa tutta la folta scuderia di “comici” Rai, a partire da personaggi mediocri come Crozza e la Litizzetto che si sono fatti (loro sì) un’intera carriera offendendo i politici di certi schieramenti. No, per fare ascolti  e proporre dei temi “originali” bisogna andare su altro, prendere in giro qualche bersaglio di ben più alto livello rispetto a quattro parlamentari a cui, al netto delle ossessioni radicali e comuniste, non frega niente a nessuno: e cosa c’è di meglio se non attaccare la Chiesa cattolica, “rea” di non rispettare il testo biblico (come se poi il cristianesimo fosse una religione del libro, tra le altre cose) sui Dieci Comandamenti, leggendoli in modo troppo poco “letteralista” (su certi punti, ovviamente, non certo su altri)?

Dicevo, questo Santo Stefano è stato turbato per i commenti estasiati in famiglia a questo nuovo spettacolo, quando in realtà (avendo in casa una catechista) non sarebbe certo dovuta essere questa la reazione. Al che mi sono inalberato, dato che è privo di senso che chi si professa cattolico possa bersi quella roba, dato che 1) il parere di Benigni, con tutto il bene che gli si può volere, è a livello di quello di un privato cittadino, non certo di un catechista e men che meno di un teologo (a patto che questi, ovviamente, seguano la Santa Dottrina e non si mettano ad inventare cose “strane”); 2) nello spettacolo si propagandano messaggi dichiaratamente anticattolici. E’ finita che è stato risposto alle mie osservazioni dicendomi che ero soltanto un “burbero” e che comunque piaceva, al che mi è passata la fame e mi son levato dalle scatole ché non avevo voglia di mettermi a litigare con i miei parenti.

Ad ogni modo, vorrei prendere come spunto le affermazioni anticattoliche (ed in definitiva antibibliche, dacché non ha senso andare contro la Chiesa ignorando a bella posta il Nuovo Testamento, con cui la Sposa del Cristo rilegge il Vecchio) per commentarle assieme a voi; al di là delle parti più o meno valide, infatti, c’erano dei punti molto, molto oscuri e chiaramente polemici contro la Cattolica:

La vera bestemmia è fare violenza in nome di Dio (incluse ovviamente Crociate ed Inquisizione): sebbene la violenza ingiustificata sia effettivamente una blasfemia se fatta nel nome di Dio,  comunque sia rimane il fatto che la bestemmia non è soltanto questo, né che le Crociate e l’Inquisizione (romana suppongo, ché ne sono esistite diverse) si possano qualificare come tali. Infatti, le prime erano di principio (al netto di episodi come il sacco di Bisanzio, condannato infatti anche dal pontefice dell’epoca) guerre di difese dell’Occidente cristiano contro un Islam conquistatore e parecchio violento, l’altra una risposta alle eresie (tutto meno che pacifiche, contrariamente a quanto vuole la vulgata corrente) che flagellavano l’Europa nel XVI secolo. In ogni caso, è chiaro che la bestemmia non è limitata alla violenza in nome di Dio, bensì a tutto ciò che è odio e sfregio a Dio; purtroppo, Benigni pur di far polemica usa due pesi e due misure, quindi a volte “limita” i Comandamenti ad un significato esclusivamente letterale, in altri contesti invece li “amplia” (giustamente, vedasi la frode fiscale che sarebbe un furto come effettivamente è). Peraltro, lo stesso Benigni (da che mi ricordi) sembra “giustificare” in qualche modo la bestemmia come intercalare, quando in realtà anch’essa, fatta in modo inconsapevole o no, era e rimane comunque una blasfemia (e delle più stupide, peraltro, dato che offende il Creatore senza alcuna riflessione).

Dio nel Decalogo vieta che si facciano immagini Sue: vero in parte (in realtà  Esodo 20, 4 mai vieta esplicitamente che siano fatte immagini della divinità, ma solo “di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra”), ma questo divieto (come risulta evidente dai versetti successivi) è primariamente contro il culto idolatrico, non certo contro le raffigurazioni di Dio in sé e per sé, ed in ogni caso decade con l’incarnazione del Cristo (che, in quanto Vero Uomo oltre che Vero Dio, può tranquillamente essere raffigurato). Purtroppo, sembra sottendere che le raffigurazioni di Dio nelle chiese siano blasfeme, ma non è affatto vero: blasfema è l’adorazione delle immagini, che la Chiesa difatti non adora ma venera (e non le stesse in quanto tali, ma ciò che rappresentano). Quindi, questa sottolineatura con tutto il contorno di sottintesi è sbagliata, dato che nessun cattolico adora (cioè rende culto) a delle immagini, nemmeno di Dio stesso, e qualora lo facesse comunque sia peccherebbe.

Santificare le feste non significa andare a Messa la Domenica. E qui si legge irrefutabilmente il desiderio di andare contro la Cattolica: se è vero che santificare le feste non è solo andare a Messa la Domenica, noi siamo tenuti a santificare tutte le feste di precetto andando a Messa perlomeno in quei giorni. La differenza è apparentemente sottile, ma sostanziale: nel primo caso sembra che non andando a Messa la Domenica si possano comunque sia santificare (in quale modo non si sa) le feste, nel secondo che per santificare certi giorni dell’anno è necessario andare in Chiesa a rendere culto a Dio. Se è vero che non basta andare a Messa solo la Domenica per santificare certi giorni dell’anno, comunque sia le feste di precetto si possono santificare e festeggiare degnamente solo partecipando alla Messa. Differenza apparentemente insignificante ma sostanziale tra il pensiero cattolico e quello protestante tra l’altro, da cui Benigni attinge fin troppo per il proprio spettacolo purtroppo.

Per il resto, che dire, scelte poco coraggiose e banali: non citazione dell’aborto e dell’eutanasia tra i peccati contro il V comandamento (“convertito” in una sorta di peccato imperdonabile, dato che l’ucciso non potrebbe più perdonare il suo assalitore, quando nulla è impossibile a Dio ed è Lui che perdona e lava primariamente le colpe, non gli uomini) e VI comandamento ridotto ad un mero “non cornificare tua moglie”, con la Chiesa dichiaratamente attaccata su questo (d’altronde, cosa c’è di più innovativo se non accusare la Chiesa di sessuofobia, senza nemmeno provare a capire le sue posizioni dottrinali?). In sostanza, la “colpa” della Chiesa sarebbe proporre una lettura catechistica di questo comandamento troppo restrittiva, senza comprendere che in realtà anzitutto il Cristo stesso amplia il senso del comandamento (e lo ripeto, attaccare la Chiesa ignorando il Cristo è intellettualmente disonesto, oltre che sciocco),  e poi che l’adulterio veterotestamentario aveva un significato in ogni caso più ampio del semplice “non cornificare tuo marito/tua moglie”. Sebbene il senso di questo comandamento (in Esodo perlomeno) fosse primariamente rivolto al preservare la fedeltà coniugale, questo non implica che riguardasse soltanto ciò, né è possibile commentarlo in senso cristiano (o anti-cristiano, in questo caso) senza considerare il Nuovo Testamento e l’insegnamento del Cristo (il quale dice esplicitamente che non è ciò che entra nell’uomo ma ciò che esce dal cuore dell’uomo a renderlo impuro).

Pertanto, un consiglio: se volete studiare e vivere i Dieci Comandamenti sulle tracce del Cristo non guardate lo spettacolo di Benigni, il quale sebbene per lo più dica cose corrette ha cadute di stile (con annesse gravi errori teologici e morali) che lo rendono decisamente mediocre ed inadatto a qualsivoglia catechesi. Sebbene sia certamente più impegnativo, meglio leggersi le omelie di Benedetto XVI sul tema, che sono anche certamente più autorevoli rispetto a quanto è andato in onda sulla Rai. La cosa triste è che la colpa, alla fine della fiera, non è neanche di Roberto Benigni e dela Rai, o almeno non soltanto, bensì da chi pensa che tali spettacoli televisivi siano più autorevoli del Magistero papale ed insegnino il Catechismo agli ignoranti, traendone così falsi insegnamenti.

Ridendo dinanzi al baratro

Non è una novità che dinanzi agli avvenimenti di questi giorni sia facile cadere nello sconforto, e non solo per le solite polemiche sul Presepe (manco si celebrasse la nascita di Adolf Hitler, a questo punto), ma proprio per tutto lo sfacelo di quest’ultimo anno, a partire dal piccolo (cioè da me stesso) per giungere al grande (cioè allo sfacelo generale della Chiesa e, più in generale, della cristianità). Parto in questo viaggio nella lordura dal più piccolo in tutto ciò, cioè io, e rivedo tutto il lerciume che ho fatto, le cose che non ho detto, tutto ciò per cui ho peccato, molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni. Per gli impegni presi e non mantenuti, per il male fatto e per il bene non fatto. Per questo e molte altre cose.

Poi alzo lo sguardo e guardo ciò che accade per il mondo (maledetto sia il mondo globalizzato, che permette di venire a conoscenza delle sozzure in tempo reale avvenute in ogni angolo del pianeta!) e mi sento schiacciato: tutto il marciume fluisce, bavoso e stomachevole, e si concentra in questi ultimi giorni dell’anno, tra gente che viene ammazzata in quanto cristiana sotto il malcelato contento dei governi occidentali, tra vescovi (successori, quindi, degli apostoli) e preti (quindi consacrati al Cristo per intero) che fanno a gara a chi (s)vende di più Lui, il Signore, in nome dell’ossequio (vero o presunto) al Pontefice, sino alla polemica (cavalcata da una parte e dall’altra, dal clericalismo più becero che lo considera una merce di scambio per la resa al mondo all’anticlericalismo più radicale che odia e non sopporta nulla del cristianesimo, nemmeno il Bambino nella mangiatoia) di cui parlavo prima sul Presepe. Poi c’è tutto quanto avvenuto il resto dell’anno: le polemiche, i testi scritti di fretta e legittimanti pratiche non cattoliche, la presenza di eretici dichiarati che penetrano, con le loro menzogne (come avevano ragione nel “Medioevo” quando ritenevano l’eresia un virus capace di passare da persona a persona, e di contagiare quelle con gli “anticorpi” meno sviluppati!), sin nei sacri palazzi, diffondendo il loro “verbo” (che altro non è se spirito del mondo condensato ed addolcito) tentando di convertire anche il Pontefice al loro fiele. C’è il Sinodo, tentativo mai abbastanza deprecato e mai abbastanza segreto (o alla luce del sole, dipende dalla prospettiva) di rovesciare i Sacramenti (vero segno della Misericordia di Dio più che di mille discorsi) e la Santa Dottrina a partire dalla Eucaristia (frega niente a certi elementi della famiglia, del divorzio e dei divorziati “risposati”, ciò che conta è ridurre i Sacramenti a meri “simboli” di appartenenza, che quindi non servono a niente). Tu vedi tutto questo, e poi ti rendi conto che stai fissando un grande baratro, che stai ormai guardando la tenebra nel burrone finché non realizzi che anche quel buio ti sta osservando, di rimando. Dovresti temerla, quell’oscurità, dato che sai che è terribile e senza fondo e che, inesorabile e paziente, vuole solo divorarti.

E poi ridi.

Ridi non perché sei impazzito, non perché l’amarezza sta mutandosi nell’isteria inframmezzata da lacrime e follia, no, ridi di gioia, ridi di gusto e sinceramente e te ne freghi del fiele, delle tenebre e di tutto il resto: ridi perché tutto era già stato scritto. Ecco la prova irrefutabile, il segno per eccellenza che i Vangeli “c’avevano preso” e con loro tutti i più grandi mistici e mistiche: lo sfacelo in cui viviamo non solo è un “segno dei tempi”, indice dello schifo in cui versiamo, con una parte (consistente) della Chiesa che amoreggia col mondo (che ne vuole la dissoluzione, non certo ascoltarla, men che meno lasciarsi guidare da lei), ma è prova provante di tutto ciò per cui hai sempre combattuto; per la fede, innanzitutto, e poi per la vita, per gli altri. Senza scadere in millenarismi da setta da quattro soldi (Dio me ne scampi e liberi, ché il giorno e l’ora li conosce solo Dio Padre!), senza scadere in sedevacantismi, scismi, eresie e chi più ne ha, più ne metta, ché tanto son tutte cose che uccidono l’anima senza nemmeno rendersene conto, ti accorgi finalmente che stiamo toccando il fondo; e dico “finalmente” perché, una volta toccato il fondo verso cui da 500 anni (anniversario che ci toccherà festeggiare, anzi che festeggeranno dacché io non prenderò parte proprio ad un bel niente, tra 2 anni, alla faccia dell’ortodossia e dei Sacramenti) si stava inesorabilmente precipitando, non potremo fare altro che risalire. E allora ridi, di gioia e di liberazione.

Ridi perché conosci la storia: sai cosa accadde con l’arianesimo, sai che il mondo era come oggi, diviso fra l’eresia e la persecuzione, tra un cesaropapismo paganeggiante ed un Papa indeciso, che non sapeva dove andare perché sembrava che i seguaci di Ario, ormai, avessero trionfato ovunque e schiacciato tutti, anche Cristo stesso, sotto il loro tacco. Sai che bastarono tre persone (San Benedetto, Sant’Atanasio e San Nicola) per riportare il Pontefice sulla giusta rotta, pacificare l’Impero, far cessare le persecuzioni e far morire l’arianesimo nei suoi stessi rifiuti con il più grande Concilio della storia, odiato e temuto da tutti i modernisti proprio per questo motivo. E tutto questo in realtà lo puoi ricondurre, alla fine della fiera, se sai leggere tra le righe della storia e dell’agire umano, all’azione di una sola Persona, nemmeno di tre: Gesù Cristo.

Ridi perché sai che quando Satana pensa di avere vinto è solo questione di tempo perché Dio lo sbugiardi e lo riveli per ciò che è: cioè una scimmia che crede di poter essere Re.

Quindi per tutto questo, in un viaggio che parte dal mio cuore indurito per andare a trovare voi, miei lettori, e continua salendo (o scendendo, che dir si voglia) fino agli incalliti anticristiani ed ai furiosi clericali, passando anche per gli eretici e  dagli scismatici, per i violenti in parole ed atti, da tutti gli uomini insomma, conscio che anche coloro che vogliono il male sono costretti a servire il Bene, non posso che dire ed augurare una sola cosa a tutti quanti, ai giusti ed agli ingiusti, ai buoni, ai mediocri ed ai cattivi, a tutti gli uomini insomma: buon Natale del Signore, che Lui ci benedica e porti presto a termine questo tempo di tribolazione.

“Gioisci, figlia di Sion,/ esulta con tutto il cuore, Israele,/ e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Sion!” (Sofonia 3,14)

 

The Day After Tommorow

Sebbene abbia avuto, sin dopo poche ore dai fatti, la tentazione di commentare quanto avvenuto in Irlanda, con il carrozzone gay portato alla ribalta con un referendum, ho deciso di parlarne solo ora proprio per avere un’idea, per così dire, più lucida possibile ed obiettiva. Non influenzata da sentimenti che, vi garantisco, mi avrebbero portato a scrivere un articolo fin troppo sopra le righe e poco razionale.

Anzitutto, è iniziato il martellamento con la nenia della “cattolicissima Irlanda che apre ai “matrimoni” (le virgolette sono mie, dato che mi rifiuto di chiamare matrimonio ciò che non lo è, pure citando i discorsi dei laicisti) gay”. Vorrei cominciare a riflettere proprio su questo: ma l’Irlanda è ancora cattolica, anzi “cattolicissima”, e soprattutto lo è mai stata? Così pure altri Paesi come Polonia e Belgio sono mai stati, almeno in periodi recenti, “cattolicissimi”? La risposta è no, dato che quei Paesi erano cattolici non per fede ma per convenienza politica e patriottismo in chiave nazionalista. Facciamo la conta dei presenti: Irlanda, Paese che ha trovato la propria identità storica nel cattolicesimo in contrapposizione all’anglicanesimo britannico; Polonia, Paese stritolato tra la Russia (ortodossa) e la Germania (luterana); infine Belgio, collocato vicino sempre alla Germania ed alla Olanda, di fiera tradizione protestante e bestialmente anticattolici. Senza negare i luminosi esempi di vera fede che provengono da queste nazioni, vero è che la maggior parte della popolazione non è mai stata cattolica perché innamorata del Cristo, bensì per un semplice sentimento patriottico, per la Patria insomma che si scopre cattolica alla faccia degli Stati confinanti, con cui c’è da sempre un rapporto di amore/odio. Rimossa la necessità di respingere culturalmente (non solo con le armi) il “barbaro invasor”, ecco che decade automaticamente in una generazione, o al massimo due, il motivo dell’appartenenza alla Chiesa: prova ne è proprio l’Irlanda, che assieme alla distensione dei rapporti con il Regno Unito si è scoperta anticattolica e laicista. In sostanza, quindi perché è avvenuto questo voltafaccia, questo tradimento nel giro di vent’anni o giù di lì? Semplice: perché la fede di buona parte della popolazione non si basava su un sincero amore per il Cristo e per la Chiesa, bensì sulla contrapposizione tra diverse religioni “nazionali” (che lo fossero realmente o meno poco importa, perché così erano percepite).

Poi, è da notare anche la strategia usata per far passare questi obbrobri, strategia non iniziata nel 2014 (come qualcuno vorrebbe far credere a torto), bensì nel 2009, con lo scandalo pedofilia che ha indebolito la Chiesa. Posto che diversi casi, come avvenuto altrove (vedasi USA), erano in realtà balle volte soltanto ad infangare la Cattolica e basta, certamente l’intera questione è stata manipolata e sfruttata proprio da coloro che volevano indirizzare il dissenso contro la Sposa del Cristo. E’ innegabile che, anche se solo per convenienza o per tradizione, un popolo tende ad essere abbastanza “conservativo”, più o meno, in materia religiosa; cosa c’è di meglio quindi di un bello scandalo che porta come assunti “tutti i preti sono pedofili” (e quindi i ministri della Santa Romana Chiesa) e “la Chiesa sapeva ma non ha fatto nulla” (e varianti) per separare definitivamente gli indecisi dalla Sposa del Cristo da ciò che adesso è solo ingombrante (in quanto inutile dato che è svanita la polemica contro gli Stati confinanti) e trascinarlo dalla propria parte? In fondo, come ci insegnano gli stessi gay, è estremamente difficile “convertire” le persone decise e sicure dei propri ideali; il punto è che, però, la maggior parte degli individui (anche se non piace pensarlo) è debole ed indecisa, pronta a pensare con la testa degli altri che non con la propria. Quelli sono i veri bersagli di qualsiasi campagna, anche politica, soprattutto politica: non i “credenti” o i “miscredenti” in questa o quella causa, bensì quelli che stanno nel mezzo, quelli che fanno ciò che viene loro ordinato purché ci sia una qualche forma di pressione sociale (o presunta tale) ad esigerlo.

Tra l’altro, come denunciato altrove, è da notare anche la porcata che è stata effettuata per rimuovere buona parte delle opposizioni al voto, porcata su cui bisogna vigilare perché non avvenga anche in Italia: la maggior parte degli irlandesi, come pure delle persone nel nostro Paese, è contraria alle adozioni per le coppie gay, “sposate” o meno. Questo perché qualsiasi persona di buonsenso riconosce che, normalmente (uso questo avverbio per escludere i casi patologici e, fortunatamente, rari, quali padri pederasti o violenti), solo nelle famiglie “tradizionali” (cioè vere) è possibile che i figli crescano bene. Perfetto. Ora, il governo irlandese sapeva bene che, posto ciò, la gente avrebbe rifiutato le “nozze” gaie ad oltranza, quindi hanno trovato un escamotage per eliminare il dissenso (alla faccia della democrazia e del libero voto): hanno fatto approvare oltre un mese fa per via parlamentare le adozioni per i gay, in tutte le forme ed in tutte le salse, e ancora prima i restanti “diritti” per le coppie gay. In altre parole, hanno svuotato il referendum del suo significato, il quale alla fine equivaleva soltanto ad un insignificante “volete chiamare matrimonio le unioni gay sì o no? Tanto sono già equiparate ai matrimoni etero e le adozioni sono già permesse in tutti i modi possibili ed immaginabili, e rimarranno tali che vi piaccia o no”. Questa schifezza, che dimostra come coloro che si riempiono la bocca di parole come “democrazia”, “diritti”, “libertà di (qualcosa)” e compagnia cantante sono in realtà, spesso, solo dei piccoli tiranni che esaltano la “libertà” di pensarla come loro. Tutti gli altri, i cattolici per esempio, devono stare zitti e subire le loro angherie, possibilmente estinguersi in silenzio senza rompere tanto le scatole a nessuno.

Alla fine risulta un copione estremamente aggressivo, che ha previsto anche l’uso di ingenti fondi esteri (si parla di svariati milioni di dollari; d’altra parte si sa, pecunia non olet ed anzi, specialmente se si è cattolici solo nominalmente, per appartenenze “patriottiche” e non per fede, profuma pure) e l’eliminazione di qualsivoglia opposizione laica svuotando di significato il referendum stesso. Sfruttando l’appoggio dei media (i quali hanno fatto partire vere e proprie campagne diffamatorie contro chiunque non fosse d’accordo, usando il plastico ed ideologico concetto di “omofobia” per silenziare chiunque osasse esprimere pareri contrari)  e, anche, delle lobby e delle potenze straniere (primi fra tutti gli USA) è stato possibile effettuare un vero e proprio colpo di mano, forzando la scelta e rendendo questa “vittoria popolare”, in realtà, una oscena parata truccata e fasulla.

C’è, però, qualcosa di ancora peggiore di questo: i cattolici, o almeno sedicente tali, che per la loro rilevanza avrebbero dovuto quantomeno protestare e prendere posizione contro questo scempio non hanno fatto assolutamente nulla. Non sto parlando soltanto di preti o laici, ma anche di vescovi che rilasciano simili dichiarazioni:

Ci dobbiamo fermare, guardare ai fatti e metterci in ascolto dei giovani. Non si può negare l’evidenza

Parola dell’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin. Ora, che cosa significa questo? A parte il solito giovanilismo, per cui sembra che siano stati solo i “giovani” e non anche parecchie teste canute (pure tra il clero cattolico) a contribuire alla vittoria del sì, ma cosa significa che bisogna “mettersi in ascolto” e che “non si può negare l’evidenza”? Quale evidenza, monsignore? L’evidenza di una chiesa, quella irlandese, che non ha fatto nulla ma che, anzi, ha promosso questa vittoria col silenzio/assenso quando non proprio incitando alla scelta anticristica? Quella di un clero compiacente col potere laicista al governo che, invece di richiamare alla fede ed alla ragione contro l’approvazione pubblica di un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio (altro che storie e favole!), ha preferito zittire quattro vescovi che hanno avuto il coraggio di alzare la voce, emarginandoli e lasciandoli da soli? Oppure quello che ha permesso si arrivasse a questa situazione, sempre dimostrando mancanza di coraggio se non approvazione, levando poche o nessuna obiezione quando sono stati approvati sia i “pari diritti” per le coppie gay sia le adozioni per le coppie omosessuali? Ci dica, monsignore, ci dica.

Questi atteggiamenti sono ancora più dolorosi, e più dannosi alla salvezza delle anime, delle pressioni lobbistiche, dei gay che vogliono ciò che non possono avere e della massa, ormai sempre più indottrinata ed aizzata contro la Chiesa: sono veri e propri tradimenti, silenzi/assenso volti solo a non subire critiche per quieto vivere se non per avere vantaggi. Tradimenti contro la Chiesa, che questi hanno giurato di servire; tradimenti contro i confratelli, che ancora la servono; tradimento contro i cattolici, che guardano ai nostri pastori come a modelli di fedeltà (e non d’infedeltà, come purtroppo capita) alla Chiesa. Purtroppo, è vano discutere: finché i cattolici in generale e l’episcopato in particolare non avranno ritrovato il coraggio di dire le cose come stanno, di smetterla di nascondersi dietro un dito e di abbracciare la Santa Dottrina sul serio, non soltanto per convenienza o per mancanza di alternative al loro non far nulla, soprattutto a tornare ad offrire atti, Messe e preghiere in riparazione e per evitare che ciò accada altrove, allora quanto successo in Irlanda continuerà ad accadere, anzi è destinato a ripetersi; non solo, sempre più gravemente e celermente.

Ormai, è chiaro che il cattolico, a fronte di una gerarchia sorda ai desideri di Dio ma non ai propri, non può più aspettare solo aiuti dall’alto: al contrario, bisogna iniziare ad agire, ciascuno con il proprio ruolo all’interno dell’Unica, Vera Fede. Altrimenti, l’alternativa sarà proprio lo spauracchio che simili fasulli “democratici” paventano: la dittatura e l’eliminazione di ogni forma di dissenso, specie cattolico, dalla scena pubblica.

Radicalismo universitario

Ho visto alcuni giorni fa i libretti appena distribuiti dal Collettivo di Scienze degli Studenti di Sinistra nelle università della mia città: un coacervo di odio e calunnie anticattoliche, mascherato sotto una patina di (apparente) liberalismo che in realtà è soltanto radicalismo ed antagonismo fine a perseguire determinati scopi di una determinata ideologia. Ma d’altronde questa è l’essenza dei movimenti anticristiani di oggi: vecchi movimenti ideologici e totalitari (quali fascismo e comunismo) camuffati in nuovi movimenti ideologici e trasfigurati in radicalismo di massa. Chiariamoci: io sono contrario sia al comunismo che al fascismo, ed ai loro derivati. D’altronde, per quanto mi riguarda, che certi movimenti siano “rossi” o “neri” la matrice è la stessa: l’odio contro Dio, contro la Chiesa e, come vedremo, alla fine della fiera contro l’uomo stesso. Ma non si può neppure far finta che soprattutto i “rossi” (in particolar modo i loro eredi post-’89) siano, e non a caso, ben inseriti e radicati nell’ambiente universitario, specie in certe facoltà.

Ma partiamo per gradi: è un fatto incontestabile che le università, a partire dal Dopoguerra (anche se l’apice è stato raggiunto, ovviamente, negli anni seguenti le contestazioni studentesche sessantottine e settantottine) siano in mano alla sinistra, specialmente all’estrema sinistra radicale di derivazione comunista. Questo è vero specialmente per le facoltà scientifiche, dove spesso all’interno degli stessi corsi si trovano (ideologicamente ed a torto) contestazioni contro la Chiesa stessa, effettuati da professori o, più spesso, da studenti. Non stupisce, quindi, questo clima di anticlericalismo della domenica interno al mondo dell’istruzione mainstream, che affonda le sue radici alla fine dei conti in un comunismo che, dopo l’89 ed il crollo del Muro, si è riciclato in radicalismo di massa. Radicalismo che ha fra i suoi campioni, ovviamente, i Radicali, ma non solo: infatti, si tratta di una tendenza sociale ormai incancrenitasi nella continua secolarizzazione e nel ripudio dei valori cristiani da parte della società occidentale. Quindi, se è sbagliato ritenere che il comunismo (ormai ridotto a quattro gatti, guarda caso però ben inseriti all’interno delle manifestazioni e delle contestazioni studentesche) sia oggigiorno la colonna portante di questo anticlericalismo da operetta e del radicalismo e della secolarizzazione di massa, che affonda le sue radici è vero da una parte nel materialismo dialettico marxista ma dall’altra anche nel nichilismo nietzschiano, è altrettanto sbagliato non voler riconoscerlo come alla base di questi fenomeni ed espressione di un malessere che ha portato la società in cui viviamo a ripudiare Dio e la Sua Chiesa.

Fatte queste premesse, però, vorrei soffermarmi sulle varie offese e calunnie contro la Cattolica riportate dall’opuscolo, e confutarle; vorrei anche esaminare il linguaggio con cui vengono portate simili accuse, linguaggio che, come ho già avuto modo di sottolineare in passato, è alla base per cercare di convincere credenti più o meno tiepidi ad andare ad ingrossare le fila di movimenti e culti che di cattolico non hanno niente.

Cito l’opuscolo nei punti salienti, vero concentrato di radicalismo e di intolleranza (democratica, ovviamente) contro i cattolici:

Il rapporto della Chiesa Cattolica Apostolica Romana [non sia mai che venga confusa, che ne so, con quella valdese-N.d.R.] con i cittadini italiani è quello di annichilite l’individualità, e quindi il libero pensiero, attraverso un assoggettamento delle masse tramite un inculcamento forzato dei valori cattolici nei primi mesi di vita”

Questa parte è un piccolo capolavoro, che quasi si commenta da solo: detto fuori dai denti, il cattolicesimo è in buona sostanza una dittatura che prevedere che i bambini vengano indottrinati fin dai primi mesi di vita. A partire da questo, l’attacco fa acqua da tutte le parti, in primis per quanto riguarda l’approccio nichilista-relativista che sta alla base di questa visione: se tutti devono essere liberi di pensarla come vogliono e non deve essere impedita la loro volontà di pensare, e fare, ciò che pare a loro, per quale motivo ai cattolici deve essere impedito questo? Perché, se tu non hai valori (al di fuori di quelli, contraddittori, rossi) io non devo averne? Non è forse questo la dittatura, cercare di appiattire tutto su valori decisi dal regime politico, a sostituzione di quelli di Dio e della stessa natura umana? Tra l’altro, infatti, qui si parla di “valori cattolici”: ma questi valori, di suo, non esistono. Non esistono perché sono, anzitutto, valori umani: i “valori cattolici” (seguitemi bene) non sono una esclusiva in senso stretto dei cattolici, perché sono basati sulla legge morale naturale inscritta da Dio nel cuore di ogni uomo. Certo, non sono le virtù teologali ed i doni dello Spirito Santo, ottenuti col battesimo e confermati (nomen omen) con la Confermazione, però è sufficiente affermare che qualunque uomo, a prescindere dal sesso, dalla nazionalità, dalla lingua, dall’etnia e dalla provenienza geografica può capire cosa sia il bene e cosa sia il male. Ché poi, è questo alla base del riconoscimento, da parte della Chiesa, della natura condivisa dell’umanità: tutti pecchiamo, tutti possiamo fare il bene e possiamo fare il male, tutti possiamo essere salvati dal sacrificio del Cristo. Non esiste una umanità di serie A ed una di serie B; e infatti, queste correnti sono oggi fintamente democratiche ma, finché hanno potuto, hanno abbracciato il razzismo e la discriminazione (basta vedere la Russia comunista, ad esempio), considerando gli allineati al regime come cittadini di serie A ed i credenti (cattolici ma non solo) come cittadini di serie B, anche biologicamente più stupidi ed inetti. Infine, l’ultima perla: la critica all’educazione cattolica, la quale “inculca” questi valori (meglio sarebbe dire la religione, ché come si è appena visto alla fine i cosiddetti “valori non negoziabili cattolici” non appartengono, in modo solo apparentemente paradossale, soltanto ai cattolici ma all’umanità in quanto tale) ai bimbi. In sostanza, il genitore cattolico non deve essere libero di educare i figli come vuole; quello “rosso”, invece, sì. Non c’è forse una sostanziale discrepanza in questo? Vorrei chiedere a lorsignori: voi, per coerenza se non per bontà, allora eviterete di inculcare nei vostri figli i vostri pseudo-valori (in quanto in contrasto proprio con i valori propriamente detti di cui sopra) facendoli, che so, andare a Messa qualora i bimbi manifestassero il desiderio di andarci? O magari non educherete i figli ai vostri pseudo-valori, spingendoli contro la Chiesa ed educandoli in un certo modo? Tra l’altro, è da notare la lagna nel paragrafo successivo contro la revisione del Concordato dell’84, e non a caso: infatti, ci si lamenta di come, nonostante la revisione, la morale cattolica e la fede cristiana permeino ancora la società (o almeno, siano ancora relativamente presenti), togliendo spazio a lorsignori.

Si passa poi ai vari “privilegi” della Chiesa cattolica (“a danno del cittadino italiano”, ovviamente, come se i cattolici non fossero legittimi cittadini italiani essi stessi, magari di diritto anche più di lorsignori), ovviamente iniziando dal denaro (chiaramente, pecunia non olet e la sinistra di derivazione marxista ha fatto dell’invidia per il denaro altrui, camuffata da difesa dei diritti dei più poveri, la propria bandiera):

Per un paese laico è vergognoso che un’istituzione religiosa gravi sul bilancio dello Stato, attraverso l’Otto per Mille (circa un miliardo), l’esenzione dall’IMU-TASI (circa 600 milioni) e l’insegnamento della religione cattolica [segue link al sito di una nota associazione di atei ed agnostici razionalisti, che ovviamente mi guardo bene dal riportare per decenza]

Questa tecnica di attacco è doppiamente falsa: non solo perché, ad esempio, lorsignori fingono che l’esenzione dell’IMU-TASI riguardi soltanto la Chiesa cattolica quando, in realtà, si riferisce a qualunque luogo di culto o sede di associazione non a scopo di lucro (incluse anche quelle non cattoliche e non cristiane; ad esempio, anche moschee e sinagoghe sono esentate dal pagamento della tassa), ma poi costoro si “dimenticano” di nuovo che Stato laico non significa lo Stato ateo che loro agognano, quindi che pure i cattolici italiani sono cittadini a pieno diritto e, pertanto, possono destinare l’Otto per Mille (tassa obbligatoria ma con selezione volontaria del destinatario: chi non sceglie poi non può lamentarsi con lo Stato se questi ripartisce tale cifra in modo proporzionale tra i vari enti che ne beneficiano) a chi vogliono. Infine, notare come l’insegnamento della religione cattolica venga messo tra le “vergogne” dello Stato laico, “dimenticandosi” che non solo si tratta di un insegnamento opzionale, ma che dovrebbe (e qui lo ammetto, purtroppo spesso si tratta solo di lezioni di educazione civica e non di religione cattolica, da riformare il più presto possibile perché, spesso, alloggio di professori volenterosi ma che non insegnano ciò che dovrebbero insegnare) riflettere le, innegabili, radici cattoliche del nostro Paese, arricchendo culturalmente lo studente ed insegnando qualcosa di più sulla società in cui vive; dette radici, fino all’Unità d’Italia, hanno non solo permeato il vivere comune di molte Regioni ma anche, e soprattutto, lo sviluppo dell’arte, della scienza e della storia della nostra nazione. Radici che è impossibile non considerare e valorizzare per capire determinati fenomeni; ma, se qualcosa ci insegnano i regimi ‘900, le ideologie politiche (specie le più perniciose) vivono sulla negazione del passato e dei veri valori, da sostituire con i propri, a misura “d’uomo” (in realtà del potere al governo, della sua ideologia e, infine, di colui che ispira certi scempi).

Riteniamo inoltre inammissibile che […] lo Stato e gli enti amministrativi elargiscano ogni anno finanziamenti alle scuole private (che dovrebbero essere “senza oneri per lo Stato” […]), per circa il 65% cattolicamente orientate, un ammontare di circa 500 milioni di euro.”

Ecco di nuovo il nocciolo della questione: soldi ed educazione. I primi invidiati e desiderati più di ogni altra cosa al mondo (d’altronde è una logica conseguenza, dato che il radicalismo e, prima ancora, il marxismo, nascendo da una forma di materialismo dialettico, non possa che concepire la realtà sociale come una compravendita), la seconda da egemonizzare col pretesto della laicità e della libertà per sottomettere il cittadino alla volontà di chi sta al comando. Esaminiamo, però, anzitutto l’ideologia che sottostà a tutto questo, cioè pretendere che l’educazione sia soltanto in mano allo Stato. Esattamente come nei vari regimi totalitari, questo significa delegare allo Stato non solo il suo compito istituzionale ma, anche, quello educativo; in altre parole, significa che lo Stato acquisisce la capacità di decidere, lui, cosa sia giusto o sbagliato, infischiandosene della realtà e della verità. In modo ideologico, insomma. Peggio ancora, acquisisce la facoltà di imporre a tutti la propria visione del mondo; e qui si tocca realmente il fondo rendendosi conto che, al di là di tutte le buone intenzioni, questo è raggiungibile (affatto paradossalmente) solo con il togliere l’educazione dei bambini ai genitori e derogare la trasmissione dei valori alla scuola (pubblica e laicista, of course), esattamente come avveniva sotto le dittature. Come ottenere questo risultato? Semplice: non tanto potenziando (e rendendola realmente educativa, elevandola dalla fogna ideologica in cui si trova adesso) la scuola statale, bensì togliendo i finanziamenti alla scuola paritaria (anche qui, che monelli: scuole paritarie e scuole private non sono la stessa cosa, tanto che le prime hanno a pieno diritto l’accesso ai fondi statali, essendo pubbliche, senza per questo violare alcun articolo costituzionale, a differenza delle seconde), rendendola in pratica accessibile (adesso sì) soltanto ai più ricchi. In altre parole, per ideologia si arriva a compiere, scientemente ed infischiandosene dell’educazione dei più giovani a favore della politica, una vera e propria discriminazione: discriminazione nei confronti dei genitori, i quali non possono più educare i propri figli nel modo che più aggrada loro, esercitando la patria potestà ed i propri diritti e doveri sino in fondo. Col sistema che vorrebbero lorsignori, invece, soltanto i più ricchi potrebbero permettersi l’accesso alle scuole paritarie, a questo punto ormai de facto praticamente private; tutti gli altri, al contrario, dovrebbero soltanto mangiare a forza la minestra scodellata loro dallo Stato o saltare dalla finestra (leggasi: fare la fame sul serio, per permettere ai pargoli di studiare e di ricevere una formazione, umana oltre che accademica, come interessa loro, come è loro diritto infine). Per quanto riguarda, invece, l’investimento pubblico sulle scuole paritarie, i numeri parlano da soli: nel 2009, la scuola statale mangiava qualcosa come 54 miliardi di euro alle finanze dello Stato. Al contrario, le scuole paritarie (e costoro, da bravi ideologi quali sono, “dimenticano” che, grazie a tagli e varie “spintarelle” di questa o quella parte politica, queste oggi ricevono solo 233 milioni di euro in totale, tra cattoliche e non) ricevevano in quello stesso anno solo 530 milioni di euro; una cifra apparentemente alta, se non consideriamo che a) si sta parlando dell’1% del bilancio totale dell’istruzione, quindi una cifra irrisoria a fronte del gorgo della scuola statale b) con questo sistema la scuola paritaria, nel solo biennio 2009-2010, ha fatto risparmiare allo Stato qualcosa come 5,4 miliardi di euro. In altre parole, lo Stato ha risparmiato dieci volte tanto quanto ha investito; questo perché l’onere statale per l’educazione di un bimbo in una scuola paritaria è di 2960 euro, a fronte dei 7500 euro (oltre il doppio) della scuola statale. Quindi, non c’è reale volontà di far quadrare i conti dello Stato, dato che questo vorrebbe dire, invece, aumentare gli investimenti nella scuola paritaria, ma ci sono solo motivazioni dettate dal pregiudizio anticattolico alla radice di queste dichiarazioni.

[…]il clero gode de facto dell’immunità giuridica nei confronti della legge italiana, garantita dalle immunità concordatarie che ostacolano le indagini e dalla protezione fornita dal potere degli altri prelati.”

Questa è una palese bugia: i sacerdoti ed i vescovi sono anche cittadini dello Stato italiano, pertanto sono soggetti anche alla legge italiana. Eventuali “coperture” di crimini, o simili, sono infatti spesso imputate (giustamente) come favoreggiamento. Tuttavia, allo scopo di presentare la Chiesa italiana come un’idra a più teste,è strumentale anche la polemica contro le (presunte) immunità del clero (“dimenticandosi” tra l’altro che certi prelati, quali ad esempio i nunzi apostolici, sono veri e propri diplomatici, che godono quindi a diritto dell’immunità diplomatica). Infatti, presentando il clero cattolico come una realtà opulenta, ingerente e che, peraltro, può permettersi di violare tranquillamente le leggi senza conseguenze, si cerca di far passare l’ideologia per cui il radicalismo è il bene ed il cattolicesimo è il male, “dimenticandosi”, ovviamente, che le cose sono diametralmente opposte, procedendo il primo dal mondo e da una visione ideologica della realtà (e, quindi, per sua natura intrinsecamente sbagliata).

Per quanto concerne i diritti fondamentali del cittadino, la Chiesa si impone con atteggiamenti moralisti e dogmatici che costituiscono un muro nello sviluppo della legislazione italiana in merito ai traguardi recenti della medicina (come la fecondazione assistita e le cellule staminali, l’aborto e l’eutanasia), la questione dell’obiezione di coscienza e la questione delle coppie di fatto.”

Eccoci qui, finalmente, al motore ideologico di tutto il discorso: la Chiesa impedisce il progresso dell’umanità. Per dimostrare questo, anzitutto vengono presentati come diritti (senza doveri, quindi falsi) cose che non lo sono: aborto, eutanasia, coppie di fatto e fecondazione assistita non sono e, lorsignori si mettano il cuore in pace, non saranno mai considerati tali da chiunque abbia un minimo di cervello funzionante. Anche qui, tra l’altro, vengono mescolate cose diverse: ad esempio, si parla di cellule staminali in toto, quando la Chiesa è contraria solo all’utilizzo delle cellule staminali embrionali, le quali vengono prodotte distruggendo embrioni umani appositamente fabbricati in laboratorio. Tra l’altro, è stato dimostrato che dette cellule embrionali possono provocare tumori, dato che sono soggette a mutazioni e possono facilmente iniziare a moltiplicarsi in maniera incontrollata, causando più danni di quelli che si vorrebbero curare; tuttavia, per i pasdaran radicali, dato che l’embrione non è un essere umano, questo significa che deve essere sfruttato e modificato come più aggrada l’uomo, indipendentemente dai benefici o dai costi. Oltre a questa palese mistificazione, saltano però all’occhio due cose: la prima è il mescolare cose oggettivamente diverse (procedure mediche o pseudo-mediche con istituti giuridici come le coppie di fatto e con questione di morale pubblica come l’obiezione di coscienza); la seconda di come la Chiesa venga accusata di “atteggiamenti moralistici e dogmatici”.

Partendo dal secondo punto, chi ha “atteggiamenti moralistici e dogmatici” non è certo la Cattolica: il dogma cattolico (e, più in generale, la Santa Dottrina), infatti, non è un’ipotesi teologica, il frutto di uno sforzo mentale o una pia astrazione, ma rappresenta un dato di fatto; i dogmi, e le verità in materia di fede e di morale, sono constatazioni della realtà. Che procedono sia dalla Rivelazione divina sia, per quanto attesta l’etica e la morale, anche dall’osservazione della natura umana: la Chiesa, infatti, per sua stessa natura è sempre stata grande ed attenta osservatrice dell’uomo, delle vette che può raggiungere e degli abissi in cui può sprofondare. Cercare di ridurre i “valori cattolici”, di cui abbiamo già parlato, ad una esclusiva ipotesi teologica interna alla religione cattolica e non, invece, come base di partenza per qualsivoglia discorso compiuto sulla natura umana alla fine non può che portare prima alla negazione degli stessi, poi della dignità umana (che si sviluppa su detti valori, che sono inscritti nel cuore di ogni uomo ed a cui ogni uomo può liberamente scegliere se obbedire o violare) ed infine, in una parabola discendente sempre più oscura, dell’umanità stessa. I dogmi, i valori non negoziabili e, più in generale, tutto il corpus della fede e della tradizione cattolica non sono, quindi, dottrine disincarnate, prive di ragionevolezza ed instaurate dall’arbitrio di questo o quel prelato: al contrario, proprio perché si rifanno all’Eterno, sono oggettive, immutabili e ragionevoli. Tutto il contrario dell’ideologia, la quale invece parte da teorie e da mode a cui la realtà deve adattarsi; e se la realtà non si adatta alla teoria, allora tanto peggio per la realtà.

Il primo punto, invece, riguarda la retorica intrinseca in questi ragionamenti e si collega direttamente a ciò di cui ho appena parlato: il tentativo di accomunare cose oggettivamente diverse fra loro (con balle palesi peraltro, vedasi il discorso delle staminali) nella speranza che l’interlocutore veda la Chiesa non come l’unica, possibile via per capire qualcosa di più sull’uomo e sull’ordine del mondo (in senso lato) che ci circonda, bensì come un ostacolo bigotto ed oscurantista che impedisce l’arrivo di, falsi e bugiardi, “diritti civili” anche qui in Italia, o al più li limita seriamente. Il problema retorico, tipico di tutte le ideologie, è proprio questo: mescolare mele con pere in modo insostenibile, per poi cercare, in nome dei proclami di partito o di corrente politica, di presentare la parte avversa come un ostacolo a… qualcosa. Tuttavia, la questione è sempre quella: lorsignori chiacchierano tanto di moralismo e dogmatismo, senza rendersi conto che la Chiesa invece è morale e dogmatica, mentre questi vizi sono, per loro stessa natura, incancreniti nelle ideologie che invece cercano di presentare come aperte ed a-morali. In altre parole, sono il secolarismo e la radicalizzazione di massa i nuovi puritanesimi, i cui assurdi dogmi (assurdi perché non procedenti da alcuna Rivelazione e, men che meno, dall’osservazione della realtà) sono metro di giudizio per tutto e tutti. Quindi, se nel cattolicesimo si condanna il peccato e non il peccatore, nel nuovo puritanesimo laicista e anticristico si osserva compiaciuto il peccato e si giudica il peccatore, con la conseguenza di favorire un meccanismo puramente demagogico, ideologico e, in ultima analisi, profondamente inumano.

Sebbene dal 1978 si riconosca (legge 194) il diritto della donna ad interrompere la gravidanza indesiderata, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la possibilità di non operare per il medico che avesse sollevato obiezione di coscienza rimane in vigore. La conseguenza di ciò è che ancora oggi abortire (ma non farsi prescrivere la “pillola del giorno dopo” [comunque abortiva-N.d.R.]) può essere una vera e propria impresa: in Italia il 70% dei ginecologi praticano l’obiezione di coscienza. Inoltre, nonostante i minori rischi per la salute della donna, la pillola abortiva RU486 in Italia è stata autorizzata soltanto nel luglio 2009 […].”

Eccoci ad un altro fulcro del ragionamento fintamente democratico ma in realtà totalitarista ai massimi livelli praticato da questi personaggi: la necessità di impedire l’obiezione di coscienza in caso di aborto. Tralasciando che i monelli in questione “dimenticano” che la donna non può abortire sempre e comunque, è chiaro il collegamento con i punti riguardo all’educazione: lo Stato decide su tutto, pure sulla coscienza e sull’educazione dell’individuo. Questo individuo quindi non è libero di fare, ad esempio, il medico secondo natura, cioè curando le malattie e non uccidendo esseri umani; no, nella mente di lorsignori deve sottostare all’inflessibile volontà dello Stato, volontà che alla fine è quella di questi individui. Pertanto, da una parte le persone devono essere trattate come delle monere, auto-deterministiche e, quindi, totalmente slegate l’una dall’altra, in grado di fare ciò che vogliono solo in base ai capricci ed alle mode del momento; dall’altra, devono sottostare al controllo totalitario di uno Stato che, comunque la si voglia mettere, pretende di decidere chi deve vivere e chi vuole morire (e, soprattutto, come deve vivere e come deve morire). Da una parte un libertinismo (e libertinaggio) sfrenato, dall’altro un controllo degno del Grande Fratello orwelliano, che vede nella libertà della persona (ma non in comportamenti di tipo anarchico, facilmente incanalabili e controllabili) e nella coscienza, anche religiosa, del singolo un ostacolo per affermare il proprio potere. Questi signori, in realtà apparentemente per la scelta o, per usare un termine anglosassone, pro-choice, in realtà alla fine non sono né per la scelta né per la libertà: l’unica scelta possibile è quella che indicano loro, e l’unica libertà quella di essere d’accordo con questi soggetti.

Infine, un appunto: è una menzogna il fatto che la RU486, e più in generale le pillole abortive, siano prive di rischi per la salute della donna, dato che in realtà si sono già registrati vari decessi e complicanze a causa di questi mezzi abortivi (vedi qui, qui e qui), ulteriore indicazione non solo dell’inumanità e dell’oscenità dell’aborto, vero e proprio crimine contro la persona, ma anche della mortalità di queste pratiche non solo (ovviamente) per il bimbo non ancora nato ma anche per il soggetto che abortisce, cioè la donna.

Altra grande battaglia civile contro le ingerenze della morale cattolica è quella per il diritto a disporre della propria vita e del proprio corpo, che si concretizza nella lotta per la legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico.”

Vale la pena fermarsi un attimo a riflettere su questo punto: l’uomo che può disporre liberamente del suo corpo, come più gli aggrada. Questo, però, non solo è in contrasto col diritto, ma proprio con la natura umana: infatti, nessuno decide quando venire al mondo e come, pertanto nessuno ha il diritto di decidere quando andarsene. Lasciando stare la follia dell’eutanasia, che vede la vita “degna di essere vissuta” solo quando giovane e sana e non in quanto tale, il ragionamento di fondo è tremendo, e si basa proprio sulla visione di vita turbocapitalista che questi elementi dicono, a parole, di voler combattere (ma che, in realtà, produce denaro e, quindi, fa buon gioco all’avidità radicalista). L’uomo che non ha più dignità in quanto tale, essendo ad immagine e somiglianza di Dio, ma in quanto numero che produce: quando non produce più, deve morire senza rompere tanto le scatole a nessuno, inclusi parenti vari ed eventuali. Questo meccanismo inumano nichilista e che, in ultima analisi, nulla ha da invidiare ai progetti eutanasistici nazisti è un altro cavallo di battaglia di costoro: partendo dai casi limite, si arriva infine a determinare il potere assoluto dello Stato sul corpo dei singoli individui, distruggendo ogni reale possibilità di scelta invece che dandola, se non con le leggi attraverso la pressione sociale; infatti, anche senza camere a gas e similari, è ovvio che se disabili ed anziani vengono ostracizzati e manifestamente considerati inutili, saranno portati al suicidio legalizzato dalla Stato. Allo stesso modo, è evidente come questa follia sia, in ultima analisi, contraria alla libertà: libertà che non è disporre del proprio corpo come più aggrada (a questo punto, anche prostituirsi o vendersi come schiavo, ma pure non seguire alcuna legge in una anarchia folle, ha ragione di esistere) bensì di potersi rifiutare di entrare a far parte di questo meccanismo perverso, che mira a permettere l’uccisione di altri esseri umani (come già avviene con l’aborto) nell’unica ottica del guadagno e del risparmio, con le persone ridotte a numeri che producono utili.

Più avanti, inoltre, questi ideologi da strapazzo, ovviamente, accomunano l’eutanasia all’accanimento terapeutico, “dimenticandosi” convenientemente che si tratta di due cose ben diverse e su cui, nel secondo caso, la Chiesa non ha mai avuto nulla da ridire: si tratta, come detto sopra, del solito stratagemma di mischiare mele con pere per far passare messaggi fasulli ed inumani.

Infine:

La lobby vaticana continua ad ostracizzare i diritti più fondamentali all’autodeterminazione dell’individuo, nella scelta della maternità, della sessualità e della salute, in un’ottica di strenua difesa della morale cattolica e della vita in ogni stadio, con una sempre più ovina condiscendenza da parte delle istituzioni”.

A parte il fatto che non si vede da nessuna parte questa “ovina condiscendenza” delle istituzioni, sempre più anticattoliche e secolarizzate, ma da questo paragrafo emerge, in maniera probabilmente involontaria ma altresì evidente, una verità lapalissiana: l’odio di questi individui, prima ancora che per la Chiesa, nei confronti dell’uomo, mentre invece la Chiesa si batte (come ammettono essi stessi) a favore della vita in ogni suo stadio, dal concepimento fino alla morte. Questo, infine, è il nucleo dell’ideologia, “rossa” o “nera” che sia, come detto in partenza: l’odio prima che per Dio per l’uomo. Siccome però la Chiesa, su imitazione del Cristo, non può fare altro che amare l’uomo ed aborrire il peccato, ecco che lorsignori odiano la Chiesa, dato che mostra la piccineria e la mostruosa inumanità delle loro posizioni. In realtà, detto francamente, non è una battaglia tra chi vuole la libertà dell’uomo e chi vuole togliergliela: è una battaglia tra chi vuole distruggere l’uomo e tra chi vuole salvarlo. Per i primi l’uomo è una marionetta, un tumore che ammorba la Terra e che deve essere estirpato o, non potendo, controllato e manipolato, prima nelle coscienze e poi nella biologia; per i secondi l’uomo è ad immagine e somiglianza di Dio, possibile di salvezza e di conoscere e praticare il bene, dotato di una sua dignità in quanto tale. Tutto quanto si è detto, alla fine, procede da questo: dall’amare il prossimo come sé stessi e come Dio ci amato o fare l’esatto contrario. Pertanto, chiunque sia a favore della libertà, della coscienza, dell’uomo in definitiva non può che respingere queste ideologie, specialmente il radicalismo sempre più cancerogeno e blasfemo che, ormai, sta rivelando essere sempre più la pretesa dell’uomo di sostituirsi a Dio e, soprattutto, del distorcere la libertà nell’odio feroce di tutto ciò che è a Sua immagine con pretese di “democraticità” e di “progresso”.

Francia anticristica

Ormai è chiaro come la Francia si stia dirigendo verso un punto di non-ritorno laicista, che spaventa anche gli elettori del governo Hollande oltre ai conservatori e, più in generale, tutti coloro che seguano Cristo in Gallia: sto parlando della guerra iniziata contro i simboli religiosi cattolici, guerra che non si limita ormai soltanto alla rimozione dei crocifissi in pubblico (avvenimento già grave di suo, perché indice di un odio anticristico e di un rifiuto delle proprie radici cristiane mostruoso)  ma anche, e soprattutto, a qualsivoglia rimasuglio di cattolicesimo a livello di cultura popolare.

Prima di analizzare i recenti, e tremendi, avvenimenti, quasi escatologici se vogliamo ed ancora più tremendi perché effettuati da un governo agli sgoccioli, che invece che tentare di recuperare consensi non teme di perderne (consapevolmente) ancora pur di finire la sua oscura agenda (manovrata da interessi che, di laico e democratico, non hanno niente), bisogna invece andare a vedere le origini, cioè perché la Francia si è trasformata lentamente nella patria di un ultra-laicismo che non tollera, nella maniera più assoluta, l’esistenza del cattolicesimo sul suolo della République. Sarebbe facile far risalire questa tendenza ai giacobini ed alla (mai abbastanza maledetta) Rivoluzione del 1789, ma questo significa però glissare sui veri motivi che hanno portato a quell’evento, motivi che lo precedono di almeno un secolo e che ormai si sono incancreniti almeno in un certo tipo di cultura francese, diffusa nei territori in lingua d’Oil.

Anzitutto, non deve sorprendere quanto è accaduto e sta accadendo, se la vediamo in questa prospettiva storica, dato che si tratta del naturale culmine della decadenza di un popolo. Una parabola discendente, che non accenna a fermarsi, iniziata già più di un secolo prima della Rivoluzione: infatti, non deve sorprendere che tra le prime Logge massoniche ad emergere nel panorama mondiale, proprio nella prima metà del XVIII secolo, figurassero quelle francesi, né che queste si innervassero in una tradizione ferocemente radicale ed anticattolica come quella dei libertini, i quali invece possono essere tracciati indietro fino alla fine del XVII secolo e che conobbero, in quella che fu la Gallia transalpina, proprio la massima espansione. Espansione segnata, e non a caso, proprio da un feroce odio anti-romano, persistente ormai da secoli e mai sopito. Pertanto, il retaggio culturale nel settentrione e nel centro della Francia dei cosiddetti intellettuali, a differenza di quello delle regioni di lingua d’Oc (più mediterraneo e cattolico), è sempre stato di forte polemica anti-romana e, per estensione, anticattolica, nonché desiderante di schiacciare tutti i cattolici presenti sul suolo francese, come i fatti del massacro di Vandea dimostrano; e questo non da oggi, non da ieri, bensì da ieri altro, da oltre tre secoli.

E’ da notare, in ogni caso, come queste forze si siano da sempre rispecchiate negli ideali radicali di estrema sinistra, e di come con la nascita della moderna politica non abbiano esitato a schierarsi con questi: non deve, pertanto, né sorprendere l’ampia diffusione della massoneria nella Francia odierna, né tantomeno l’annidarsi di queste lobby (non necessariamente appartenenti alla massoneria) prevalentemente all’interno di un’area politica ben precisa. Area politica che, oggigiorno, si dedica a battaglie per dei fasulli “diritti” fin troppo noti, ma che in realtà è estremamente funzionale allo scopo, cioè eradicare ogni forma di religiosità cattolica (dunque papale, dunque romana, dunque odiata) non solo dalla scena pubblica ma anche dalla cultura di un popolo; operazione, questa, che però non si esaurisce con l’appartenenza al socialismo degli eredi di libertini e massoni (e poi giacobini, sanculotti e così via), bensì proietta la sua ombra anche su esponenti di destra e di centro, quali l’ex presidente Chirac (il quale, guarda caso, viene però da ambienti politici di estrema sinistra). Pertanto, non deve stupire quello che sta avvenendo oggigiorno: è la naturale accelerazione di un programma di eradicazione del cattolicesimo indice di una cultura violentemente illuminista e libertina, con la sostituzione della Sposa del Cristo con una laicità né democratica né realmente laica, in quanto assomigliante piuttosto ad un cesaropapismo in salsa atea, che va avanti ormai da centinaia di anni. Solo che inizialmente, complice anche il potere di una monarchia assoluta (anche se affatto esente da difetti), i libertini ed i massoni contavano ben poco nella scena politica francese; oggigiorno, dopo una Rivoluzione (nata in ambito popolare ma rapidamente monopolizzata da certi “salotti”) e due Guerre Mondiali, dopo Napoleone (che inaugura un nuovo fiorire dell’anticattolicesimo e della miscredenza francese, e non a caso) e quant’altro sono i pronipoti di questi figuri ad essere in posizioni chiave e ad usare tutto il loro potere politico per schiacciare le religioni (in primis, e non potrebbe che essere così per i motivi storico-culturali che ho accennato, il cattolicesimo).

Quindi, non deve stupire se un partito al potere in caduta libera di consenso (e non da oggi ma ormai da un paio d’anni, più o meno da quando cominciarono a chiacchierare di “matrimoni” gay contro il volere del popolo), con una fiducia tra gli elettori ormai oscillante tra il 18 e il 30% (quando va bene) e con questi ormai innamorati della Le Pen (la quale, infatti, si prende ogni genere d’insulto da questi socialisti pseudo-democratici, non ultimo l’accusa infamante di essere fascista), non cerchi in alcun modo di risollevarsi e, se non fare marcia indietro sulle proprie riforme, perlomeno sospenderle in attesa di tempi migliori: al contrario, proprio perché il loro tempo è agli sgoccioli, cercano di pestare il piede sull’acceleratore, consci delle difficoltà che avrebbero i loro successori ad eliminare, o anche solo a mitigare ed a marginalizzare, certi “progressi” in salsa radical chic; nonostante questo significhi, appunto, il suicidio politico. E questo avviene proprio per via del pesante, ed ipocrita, lobbismo francese, il quale proprio si ricollega a quel sistema anticristiano di cui ho parlato: quest’ultimo non si fa scrupolo di sostenere e finanziare massicciamente gli uomini politici al governo, in cambio dell’eliminazione e della riduzione all’impotenza dei cattolici. Insomma, un serpente che si mangia la coda, un satanico uroboro mai sazio che non cessa di divorare sé stesso: da una parte l’anticattolicesimo alimenta la politica, la quale a sua volta alimenta l’anticattolicesimo stesso.

Adesso, quindi, risulta chiaro il perché di alcune recenti “manifestazioni d’affetto” nei confronti dei cattolici, e per di più in un periodo dell’anno, cioè la Settimana Santa, di particolare importanza per i membri della Chiesa: per esempio, l’idea di rimuovere dai nomi di luoghi pubblici ogni riferimento a santi e figure religiose, in uno slancio di, presunta, laicità ma che in realtà rivela soltanto un vero e proprio odio satanico contro la Cattolica. Oppure la pensata, ancora più ridicola ed avvenuta in una raccolta fondi destinata ai martiri cristiani uccisi dai fondamentalisti islamici in Medio Oriente, di imporre la rimozione dai manifesti da parte delle autorità pubbliche francesi di ogni riferimento ai cristiani perseguitati, perché secondo loro “turbante l’ordine pubblico”. Mica il pensiero che ci siano ancora oggi uomini uccisi in odium fidei e musulmani pronti a far scoppiare un Quarantotto soltanto per parlarne pubblicamente in uno Stato che si professa laico, macché. Questi “regalini pasquali” sono soltanto le manifestazioni, più idiote peraltro, di una spinta secolarizzante che mira proprio ad estirpare il cattolicesimo dalla scena pubblica e sociale di un Paese, in nome (ed è bene ripeterlo) di una fasulla laicità che in realtà è laicismo. Cioè, in buona sostanza, una dittatura atea (come quelle sovietiche di triste e recente memoria) se non neo-pagana mascherata da democrazia, che bercia come un’ossessa (e, probabilmente, lo è, se non i suoi singoli esponenti nello spirito) se anche solo i cittadini provano a far valere i loro diritti, questi sì, veri.

Diritto di aiutare i propri fratelli perseguitati; diritto di veder votati rappresentanti politici che rispecchino le loro credenze sociali e religiose; diritto a veder riconosciuta l’importanza della loro religione nella storia del proprio Paese di appartenenza; diritto di chiedere e, possibilmente, di ottenere leggi che si conformino alla regalità sociale di Cristo. Cose di cui, invece, la Francia si dimentica in preda ad un delirio anticattolico (e, in definitiva, anticristico), e che portano soltanto all’aumentare  il divario tra le élite al governo e gli elettori. Se è vero che questo atteggiamento è, in parte, dettato dalla paura seguita agli attentati terroristici di gennaio, è anche vero che questi stessi attentati affondano le loro radici non soltanto in un atteggiamento religioso estremista, i cui germi purtroppo sono ben radicati nell’Islam, ma anche e soprattutto all’interno di uno Stato che ha fatto dei presunti “nuovi” diritti e dell’idolatria della Repubblica in salsa nazionalista la propria raison d’être, cercando di sostituire la naturale ricerca di senso di ogni uomo con un “senso civico” assunto a nuova religione. Religione, guarda caso, che ben poco da invidiare e che anzi condivide diversi assunti, specialmente quelli razionalisti e positivisti, con il culto della Dea Ragione di illuminista memoria; culto che, anche in quel caso, coincise con alcuni dei più grandi massacri di cattolici che l’Occidente ricordi dai tempi dell’Impero romano.

Se questo è giornalismo

Oggi volevo continuare con la “trilogia del martirio”, ma nuovi ed importanti fatti meritano di essere esaminati e criticati nel dettaglio. Sto parlando del vergognoso, oltreché illegale ed immorale, tentativo di un famoso giornale nazionale (di cui non riporto il nome per non fargli pubblicità che non merita) di screditare la Chiesa gettando fango sui cattolici con l’ausilio di “false” Confessioni e con il supporto di pretenziosi (e venefici) interventi, tutti volti a mostrare la Sposa del Cristo come un’istituzione arcaica e confusa che deve aggiornarsi come vogliono loro. Spero però di essere perdonato se, prima di affrontare questo discorso, farò un paio di premesse.

Anzitutto, purtroppo è vero che una percentuale consistente (non dico la maggior parte, ma un numero affatto irrilevante sì) dei sacerdoti, dei vescovi e, più in generale, del clero cattolico ha delle proprie idee riguardo quali parti, se e quando seguire la Santa Dottrina, idee che spesso sfociano nell’aperta eresia e nello scisma (come dimostrano i fatti e le richieste delle purulente Conferenze Episcopali d’Oltralpe). Quindi non mi scandalizzo affatto se certi sacerdoti danno nel confessionale consigli ambigui o, nel migliore dei casi, risibili: sono figli dei seminari post sessantottini, in cui il protestantesimo viene presentato come il culmine della perfezione cristiana a cui aspirare, in cui i sacramenti e la Santa Dottrina sono dei meri accessori della salvezza (se non delle mere scocciature da abolire il prima possibile) e, magari, che sia anche una sciocchezza da poco credere o meno nella reale esistenza del Cristo. Non è colpa loro, è colpa di chi doveva vigilare e tirarli su nel modo migliore, e diciamocelo francamente non è neanche colpa del Concilio Vaticano II: la diffusione di pensieri e concetti eterodossi (se non per niente cattolici, o persino dichiaratamente anticristici) tra i ministri ordinati non è iniziata nel 1963, bensì proviene da eresie ed eretici mai sopiti e che covavano sotto le ceneri, talvolta nemmeno troppo ben mimetizzati all’interno della stessa Sposa del Cristo, aspettando il momento propizio non solo per mostrarsi a viso aperto ma anche per poter finalmente, dopo anni se non decenni di sotterfugi, prendere il potere nella Chiesa, anche contro l’espressa volontà dei Papi. E se i ministri ordinati in quanto ad amor di Dio e zelo apostolico non se la passano (nel complesso) bene, figuriamoci i laici: peggio che andar di notte.

In secundis, è chiaro che non si può chiedere a chi nasce tondo di morire quadrato: sto parlando di buona parte dei giornalisti italiani. Gente che, con poche lodevolissime eccezioni, ha passato gli ultimi anni non a condurre inchieste e a riportare i fatti, insomma a svolgere il servizio d’informazione che dovrebbero effettuare per lavoro, bensì a spargere veleno ed interpretazioni dei fatti, non solo contro la Chiesa ma anche contro politici di schieramenti “non graditi”, quando non apertamente odiati. Gente che non lasciava le opinioni agli editoriali ed ai commenti di (a volte presunti, nel migliore dei casi di parte) esperti, o che perlomeno aveva la buona creanza di celarle nell’esposizione degli articoli, macché: partigiani che si trastullavano nel mettere in ridicolo gli oppositori politici, religiosi e sociali, obbedendo alle direttive di questo e quel partito, con l’appoggio neppure troppo nascosto di esponenti e personaggi pubblici appartenenti a determinati schieramenti politici. E se pensate che io stia pensando anche a quotidiani come “Il Fatto Quotidiano” e a quelli del gruppo “L’Espresso” non vi sbagliate, perché è esattamente così.

Fatte queste premesse, però, ora si è realmente toccato il fondo: chiariamoci, non è una novità il dileggio della Chiesa e, soprattutto, dei Suoi ministri e dei Suoi sacramenti, “false” Confessioni sono state riportate anche altrove ed in altri Paesi e l’uso della macchina del fango mediatico per i propri scopi è ormai uno schifoso vizio incancrenito un po’ ovunque; ma ciò non toglie che si tratti di una vigliacca e fasulla operazione commerciale, utile da una parte a vendere più copie dei propri “quotidiani” (dato che non riportano notizie bensì opinioni, non vedo perché non virgolettare questo termine) e dall’altra a propagandare le false e bugiarde idee dei propri protettori politici, religiosi (o irreligiosi che dir si voglia) e sociali. Sto parlando, ovviamente, delle oscene “false” Confessioni pubblicate su quel famoso giornale nazionale che accennavo prima. Lo “schieramento” delle pagine contenenti questa “inchiesta”, che di inchiesta giornalistica non ha nulla ma soltanto della più becera propaganda anticattolica, si presentava così: prima una pagina con le solite sviolinate al Pontefice ed alle sue (vere o presunte) riforme, con commento velenoso e fintamente pietistico (quando non apertamente aggressivo) al fianco, poi “falsa” Confessione nella pagina dopo con, ovviamente, altro commento velenoso, quale quello di un divorziato “risposato” ad esempio. Tralasciando il fatto che io, anche cercandole col lanternino, queste file di gay, di divorziati “risposati” e di conviventi che, poveri piccini, vorrebbero ma non possono accedere alla Santa Comunione, e che pertanto sono costretti ad attendere fuori gementi in attesa che la Chiesa cattiva cattiva apra, oltre alle braccia, pure le gambe, non le ho mai viste, tanto da farmi credere fortemente che non si trattino di un “problema” reale (e non lo sono, dato che la Santa Dottrina è chiarissima in merito) ma soltanto di un escamotage politico di una certa parte, progressista quando non apertamente protestante ed eretica, che martella sia all’interno che all’esterno della Sposa del Cristo, ma in ogni caso come si fa non solo a dare credito a costoro, che non vogliono adeguare sé stessi alla Chiesa ma adeguare la Chiesa a sé stessi nel timore che questa abbia ragione sul loro conto, ma anche a cadere così in basso da pubblicare delle “false” Confessioni per cercare di denigrare i cattolici? A parte il fatto che potrebbe tutto essere tranquillamente falso per quanto ne sappiamo, dato che il sacerdote non può (per ovvi motivi) violare a sua volta il segreto confessionale, ma quanto bisogna essere squallidi per usare questi mezzucci per cercare di dare contro alla Chiesa? Quanto bisogna essere vili per scendere così in basso?

Ormai svanita la possibilità di argomentare le proprie posizioni anticristiche (argomentazioni per loro stessa natura irrazionali, dato che rifiutando Dio si finisce col rifiutare la logica; ma non è questa la sede per discuterne), i soliti laicisti della domenica si riducono sulle solite posizioni: il sacrilegio e la blasfemia. Non voglio affatto, ora, mettermi a fare paragoni con l’Islam (e, soprattutto, esponendo perché tali “giornalisti” non avrebbero mai osato trattare questi ultimi come fanno coi cattolici): sono sempre forme di populismo e di vittimismo che non mi appartengono. Però, è un fatto che quando si tratta di dare addosso alla Cattolica nessuno si senta mai in dovere di chiedere scusa, di ammetter i propri errori: dalla giornalista cattolica (“adulta”, è chiaro) che ha condotto le “finte” (che finte non sono, bensì sacrileghe) Confessioni al suo capo che l’ha spinta a compiere questo schifo, tutti si sono sentiti in dovere di difendersi, ma nessuno ha voluto scusarsi, nemmeno ipocritamente come solo i laicisti sanno fare.

E questo mi spinge a chiedere: fino a quando dovremo tollerare tutto ciò? Soprattutto, fino a quando i vertici della Chiesa taceranno riguardo a questi avvenimenti? E’ avvenuto un sacrilegio in piena regola, con l’aggravante dell’impugnare la Verità rivelata contro la Sposa del Cristo, però nessuno ha osato parlare, ad eccezione dell’encomiabile card. Caffarra; è questa la concezione di misericordia oggi imperante, un buonismo senza se e senza ma che non osa opporsi neppure alle offese più dirette e palesi a Nostro Signore?

Dobbiamo smetterla di comportarci da agnellini: dobbiamo prendere e cominciare a protestare, anche e sopratutto in sede legale. Deve essere, certamente, comunicato a tutti i coinvolti (anche e soprattutto alla giornalista responsabile , che si vanta di essere “cattolica adulta”) che sono scomunicati latae sententiae, però questo da solo non basta: devono essere denunciati per un procedimento penale per diffamazione, oltraggio al pubblico pudore e vilipendio alla religione, nonché all’Ordine dei Giornalisti per violazione del codice deontologico. A questa gente, mettendo da parte coloro che scambiano l’assenza di testicoli per mitezza e per misericordia l’assenza di fede, non deve essere permesso di offendere Nostro Signore impunemente: perché, se noi cattolici dobbiamo perdonare le offese dirette a noi, non dobbiamo per questo scusare quelle rivolte al Cristo

Quella ragazza che scherniva il prete

Mi è capitato ormai un mesetto fa, mentre passeggiavo per le strade di Firenze, di assistere ad una scenetta che ben trovo esplicativa di quanto sta accadendo oggigiorno. Stavo dirigendomi verso la stazione, quando vidi davanti a me un sacerdote che veniva in direzione opposta. Non so se fosse un sacerdote cattolico strictu senso o della Fraternità Sacerdotale San Pio X, resta il fatto che era vestito proprio come un prete negli anni ’50, come don Camillo nei film con Fernandel per intendersi: talare, fascia e saturno. Insomma, più che un residuo dei bei tempi andati (come direbbe qualcuno, magari anche prete, oggigiorno) un sacerdote che non aveva paura di mostrare pubblicamente ciò che era, in ogni caso.

Dicevo, questo sacerdote camminava verso di me ed io verso di lui, quando all’improvviso da un negozio di una nota catena di cosmetici e profumi esce una ragazza, sicuramente straniera, probabilmente americana, proprio mentre sta passando il prete. Lo guarda sbigottita per un attimo, poi, ripresasi dal momento di smarrimento, comincia a fare quello che le è stato insegnato da questa società laicista e bigotta quando si avvista qualcuno inequivocabilmente cristiano e che non abbia di che vergognarsene: insultarlo alle spalle. Inizia a ridere a qualcuno nell’esercizio ed a scimmiottare gli atteggiamenti della preghiera cristiana, giungendo le mani e cominciando a piegare la testa ed il busto avanti ed indietro, come a mimare una reverenza. La smetterà dopo solo qualche secondo, quando il sottoscritto le lancerà un’occhiata così infuocata da farle morire il riso in bocca: perché non mi interessava, in quella circostanza, che si trattasse di un sacerdote lefebvriano oppure no, quello che si stava dileggiando era il sacerdozio cattolico (per cui sono ancora lecite se non obbligatorie certe vesti, in ogni caso, nonostante siano andate purtroppo in disuso) tout court.

Ad ogni modo, trovo sintomatico questo atteggiamento, e mi permetto chiudere questo post con delle domande: se fosse stato, per esempio, un monaco buddhista o un sacerdote shinto, la ragazza avrebbe reagito allo stesso modo? Ma il Figlio dell’Uomo, quando tornerà, troverà la fede sulla terra? Ed infine, perché molti sacerdoti cattolici si vergognano di indossare almeno la talare come prescritto, quando si tratta di un grande segno di riconoscimento e simbolo della loro natura di pastori?

Il Belgio, la Francia e la vanità

Quanto è accaduto in questi giorni, in Belgio, con la cellula terroristica scoperta e smantellata, come pure in Francia, con i tristi fatti che hanno coinvolto il triste giornaletto satirico “Charlie Hebdo” ed un negozio di cibi kasher, ci impongono a ripensare alcuni temi su cui, per troppi anni e con troppe motivazioni ideologiche, si è preferito glissare o tacere, magari in nome di un buonismo peloso che, in nome di un politicamente corretto e di un relativismo veramente odioso e, ormai, impossibile da sostenere, ha tentato di mettere a tacere le coscienze. Queste, invece, dovrebbero essere sempre vigili per non ricadere negli orrori che hanno contraddistinto il XX secolo; orrori che, lungi dal non potere più accadere, si stanno drammaticamente ripresentando sotto i nostri occhi stupefatti proprio in questi ultimi anni. Tuttavia, se la storia ci insegna una cosa è che essa tende a ripetersi, e che l’uomo di oggi non è né più intelligente né più capace di evitare gli errori dei propri antenati rispetto all’uomo di ieri.

Già, questo è il punto focale di tutto quanto è avvenuto: i fatti di questi giorni non erano imprevedibili, e soprattutto non sono opera né di pochi sbandati (come dimostra, emblematico, il caso del Belgio) né tantomeno di “poveri” immigrati che, giunti in una terra con usi e costumi che non possono comprendere, hanno perso la ragione: no, ciò che colpisce è come gli attentatori siano stati cullati e coccolati in seno ad un Occidente indulgente e permissivo; Occidente che ha fatto dell’accoglienza indiscriminata, della solidarietà pelosa e del politicamente corretto le proprie linee di condotta quando si deve rapportare ad altri popoli, anche grazie all’incapacità di certa Chiesa di riuscire a levare una voce autorevole (ed una eccezione lodevole in tal senso è, senza ombra di dubbio, rappresentata dal discorso di papa Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006, discorso contro cui si levarono, ipocritamente, voci di dissenso da parte di coloro che, proprio in questi giorni, stanno subendo le conseguenze di ciò che fu detto allora) ed a fare fronte comune contro le devianze e le scelte ideologiche dietro agli eventi degli ultimi giorni, in nome di un malposto senso di “tolleranza” e di “rispetto”. Tolleranza e rispetto, ormai, talvolta sfociati anche nell’aperto elogio della blasfemia da parte di alcuni membri del clero, come è accaduto a Parigi da parte di alcuni gesuiti appartenenti ad un famoso giornale (vedi qui).

Tornando al discorso di prima, ad ogni modo, ciò che colpisce è proprio questo: i terroristi, o aspiranti tali, non erano immigrati clandestini o imam iraniani arrivati in Europa da uno o due anni, convinti di essere finiti a Babilonia o, peggio ancora, a Sodoma. No, erano cittadini per diritto di nascita dei Paesi che intendevano colpire, di seconda o terza generazione o addirittura occidentali convertiti all’Islam. Questo è il segno più radicale di una verità sconcertante, una verità che l’Occidente post-cristiano non vuole e non può accettare: l’integrazione non ha fallito, non c’è stato un deficit di integrazione, bensì si è compiuta pienamente e questi ne sono i risultati. Giovani che, dopo aver studiato, frequentato palestre, essere andati al cinema, al ristorante, al bagno persino ed in qualche caso, suppongo, pure a letto con degli occidentali, magari persino con qualche parente (o più di qualcuno), acquisito o meno, europeo, non hanno sviluppato un benché minimo senso non dico di gratitudine, ma almeno di appartenenza verso i Paesi che ospitarono i loro padri e, talvolta, i loro nonni. Costoro hanno vissuto, hanno sfruttato le ricchezze dei Paesi in cui vivevano, usandoli per raggiungere un benessere ed un progresso tecnologico che nei luoghi da cui provenivano, i “paradisi della shari’a” che avrebbero voluto esportare in Europa, non avrebbero mai potuto nemmeno immaginare. Hanno, letteralmente, parassitato quei Paesi, usandoli e guardandosi bene da diventare altro se non magrebini, come i loro padri o nonni: giammai sarebbero diventati francesi, o belgi. Perché per costoro l’Occidente post-cristiano è un’enorme Sodoma (e su questo, forse, tutti i torti non hanno, basta vedere ad esempio la Svezia ed un certo terrificante cartone animato, ai limiti della pedofilia se non li ha già passati), debole e patetica, amorale insomma quando non proprio sprezzantemente immorale: ne è stata prova per loro l’impiego di 90000 poliziotti (che ciò sia vero o meno, poco importa; questi sono stati i dati proclamati, con imbarazzante orgoglio, dai francesi) per catturare tre terroristi, ne sono prova anche le discussioni, in queste ore, sui patetici metodi che i discendenti degli antichi Galli vorrebbero usare per salvare, se non la patria, almeno la faccia: si va dall’obbligare di cantare la Marsigliese (altro frutto di quell’evento terrificante e sanguinario noto come Rivoluzione francese) all’insegnare una sorta di “morale laica”, con tanto di libretti stampati.

Ora, io mi chiedo: a cosa pensavano la ministra Vallaud-Belkacem e i sette ex-ministri della cultura da lei radunati quando sono state avanzate simili proposte? Credono davvero che, per far fronte alla ormai plurisecolare minaccia all’Occidente che, in questo momento, preme anche all’interno dello stesso, basti semplicemente far cantare agli alunni la Marsigliese? O che gli islamici radicali, cittadini di seconda-terza generazione, rinunceranno alle loro mire ed ai loro desideri per aver letto un libretto in stile UNAR, quando neppure il laicismo più spinto, la secolarizzazione più assoluta e l’ateismo più militante sono riusciti anche solo a rallentarli nei loro propositi? Crede davvero, il ministro assieme ai suoi consiglieri, di poter fare ciò che non riesce più neppure alla Chiesa (o almeno, ad alcuni prelati, ché nel mondo grazie a Dio vi è anche fior di clero con la testa sulle spalle), ovvero essere una alternativa credibile ed efficace al pensiero islamico radicale?

Non è un caso, infatti, che questi avvenimenti ed i problemi che coinvolgono la difficile convivenza delle comunità islamiche con il resto della società in Francia, Belgio ed Inghilterra (la quale anch’essa si è distinta per il numero di combattenti islamici andati in Siria per arruolarsi fra le fila dell’ISIS, oltre che per gli attentati di qualche anno fa) si siano svolti e continuino ad avvenire proprio sorte in quei Paesi che, in nome del politicamente corretto e di una visione buonista e colpevolista (spesso derivante dai sensi di colpa nei confronti del loro passato coloniale e da uno sciocco senso di superiorità morale, confondendo, probabilmente, l’amoralità ed il moralismo con il raggiungimento di una nuova frontiera della moralità stessa), quando non dichiaratamente autolesionista, della società e dell’integrazione, hanno permesso a costoro di fare tutto ciò che volevano fino a creare pericolose società parallele, dove i tribunali della shari’a possono fare ciò che vogliono senza che le autorità statali lo sappiano o quasi. Questi Paesi, infatti, ormai sono non solo post-cristiani, ma proprio ex-cristiani: Dio è stato messo in cantina, favorendo la fiera degli atteggiamenti vani quali, ad esempio, la fissazione per i nuovi “diritti” e l’accondiscendenza nei confronti di tutti. Di tutti, meno che dei cristiani, ovviamente, “colpevoli” di non assecondare la nuova visione relativista ed, in ultima analisi, buonista della realtà. La vanità, in effetti, dell’Occidente ex-cristiano è proprio questa: illudersi che gli inesistenti e pretestuosi “nuovi diritti” e la secolarizzazione galoppante potranno frapporsi fra loro e gente motivata ed aggressiva, spinta da una fede che non scende a compromessi.

Ecco quindi perché si pensa che dei corsi con libretti di “morale laica”, da affiancare magari ai famigerati corsi di “educazione (omo)sessuale”, e magari di obbligare a cantare in classe una canzone rivoluzionaria possano salvare la Francia e magari il resto dell’Europa: perché soltanto questo è ciò che l’Occidente post-cristiano può interporre all’avanzata dell’Islam militante (e militare) oggigiorno. Si tratta, in sostanza, proprio di una parodia di quella religione che ormai è schifata un po’ ovunque e che, in nome della “laicità” ovviamente, deve sparire dalle scene pubbliche: al posto dei Dieci Comandamenti dei libercoli con sopra scritto quali sono i comportamenti “giusti” e “sbagliati” (ma senza un riferimento che spieghi perché sono tali), al posto dei Sacramenti il nuovo sacramento “laico”, e pure ecumenico all’ennesima potenza, cioè il sesso in tutte le sue forme e con chi più aggrada, al posto degli inni sacri La Marsigliese, eletta a nuovo Te Deum dalla Francia. La quale non si rende conto di non celebrare così la propria grandezza, ma soltanto la propria caduta.