Ormai è chiaro come la Francia si stia dirigendo verso un punto di non-ritorno laicista, che spaventa anche gli elettori del governo Hollande oltre ai conservatori e, più in generale, tutti coloro che seguano Cristo in Gallia: sto parlando della guerra iniziata contro i simboli religiosi cattolici, guerra che non si limita ormai soltanto alla rimozione dei crocifissi in pubblico (avvenimento già grave di suo, perché indice di un odio anticristico e di un rifiuto delle proprie radici cristiane mostruoso) ma anche, e soprattutto, a qualsivoglia rimasuglio di cattolicesimo a livello di cultura popolare.
Prima di analizzare i recenti, e tremendi, avvenimenti, quasi escatologici se vogliamo ed ancora più tremendi perché effettuati da un governo agli sgoccioli, che invece che tentare di recuperare consensi non teme di perderne (consapevolmente) ancora pur di finire la sua oscura agenda (manovrata da interessi che, di laico e democratico, non hanno niente), bisogna invece andare a vedere le origini, cioè perché la Francia si è trasformata lentamente nella patria di un ultra-laicismo che non tollera, nella maniera più assoluta, l’esistenza del cattolicesimo sul suolo della République. Sarebbe facile far risalire questa tendenza ai giacobini ed alla (mai abbastanza maledetta) Rivoluzione del 1789, ma questo significa però glissare sui veri motivi che hanno portato a quell’evento, motivi che lo precedono di almeno un secolo e che ormai si sono incancreniti almeno in un certo tipo di cultura francese, diffusa nei territori in lingua d’Oil.
Anzitutto, non deve sorprendere quanto è accaduto e sta accadendo, se la vediamo in questa prospettiva storica, dato che si tratta del naturale culmine della decadenza di un popolo. Una parabola discendente, che non accenna a fermarsi, iniziata già più di un secolo prima della Rivoluzione: infatti, non deve sorprendere che tra le prime Logge massoniche ad emergere nel panorama mondiale, proprio nella prima metà del XVIII secolo, figurassero quelle francesi, né che queste si innervassero in una tradizione ferocemente radicale ed anticattolica come quella dei libertini, i quali invece possono essere tracciati indietro fino alla fine del XVII secolo e che conobbero, in quella che fu la Gallia transalpina, proprio la massima espansione. Espansione segnata, e non a caso, proprio da un feroce odio anti-romano, persistente ormai da secoli e mai sopito. Pertanto, il retaggio culturale nel settentrione e nel centro della Francia dei cosiddetti intellettuali, a differenza di quello delle regioni di lingua d’Oc (più mediterraneo e cattolico), è sempre stato di forte polemica anti-romana e, per estensione, anticattolica, nonché desiderante di schiacciare tutti i cattolici presenti sul suolo francese, come i fatti del massacro di Vandea dimostrano; e questo non da oggi, non da ieri, bensì da ieri altro, da oltre tre secoli.
E’ da notare, in ogni caso, come queste forze si siano da sempre rispecchiate negli ideali radicali di estrema sinistra, e di come con la nascita della moderna politica non abbiano esitato a schierarsi con questi: non deve, pertanto, né sorprendere l’ampia diffusione della massoneria nella Francia odierna, né tantomeno l’annidarsi di queste lobby (non necessariamente appartenenti alla massoneria) prevalentemente all’interno di un’area politica ben precisa. Area politica che, oggigiorno, si dedica a battaglie per dei fasulli “diritti” fin troppo noti, ma che in realtà è estremamente funzionale allo scopo, cioè eradicare ogni forma di religiosità cattolica (dunque papale, dunque romana, dunque odiata) non solo dalla scena pubblica ma anche dalla cultura di un popolo; operazione, questa, che però non si esaurisce con l’appartenenza al socialismo degli eredi di libertini e massoni (e poi giacobini, sanculotti e così via), bensì proietta la sua ombra anche su esponenti di destra e di centro, quali l’ex presidente Chirac (il quale, guarda caso, viene però da ambienti politici di estrema sinistra). Pertanto, non deve stupire quello che sta avvenendo oggigiorno: è la naturale accelerazione di un programma di eradicazione del cattolicesimo indice di una cultura violentemente illuminista e libertina, con la sostituzione della Sposa del Cristo con una laicità né democratica né realmente laica, in quanto assomigliante piuttosto ad un cesaropapismo in salsa atea, che va avanti ormai da centinaia di anni. Solo che inizialmente, complice anche il potere di una monarchia assoluta (anche se affatto esente da difetti), i libertini ed i massoni contavano ben poco nella scena politica francese; oggigiorno, dopo una Rivoluzione (nata in ambito popolare ma rapidamente monopolizzata da certi “salotti”) e due Guerre Mondiali, dopo Napoleone (che inaugura un nuovo fiorire dell’anticattolicesimo e della miscredenza francese, e non a caso) e quant’altro sono i pronipoti di questi figuri ad essere in posizioni chiave e ad usare tutto il loro potere politico per schiacciare le religioni (in primis, e non potrebbe che essere così per i motivi storico-culturali che ho accennato, il cattolicesimo).
Quindi, non deve stupire se un partito al potere in caduta libera di consenso (e non da oggi ma ormai da un paio d’anni, più o meno da quando cominciarono a chiacchierare di “matrimoni” gay contro il volere del popolo), con una fiducia tra gli elettori ormai oscillante tra il 18 e il 30% (quando va bene) e con questi ormai innamorati della Le Pen (la quale, infatti, si prende ogni genere d’insulto da questi socialisti pseudo-democratici, non ultimo l’accusa infamante di essere fascista), non cerchi in alcun modo di risollevarsi e, se non fare marcia indietro sulle proprie riforme, perlomeno sospenderle in attesa di tempi migliori: al contrario, proprio perché il loro tempo è agli sgoccioli, cercano di pestare il piede sull’acceleratore, consci delle difficoltà che avrebbero i loro successori ad eliminare, o anche solo a mitigare ed a marginalizzare, certi “progressi” in salsa radical chic; nonostante questo significhi, appunto, il suicidio politico. E questo avviene proprio per via del pesante, ed ipocrita, lobbismo francese, il quale proprio si ricollega a quel sistema anticristiano di cui ho parlato: quest’ultimo non si fa scrupolo di sostenere e finanziare massicciamente gli uomini politici al governo, in cambio dell’eliminazione e della riduzione all’impotenza dei cattolici. Insomma, un serpente che si mangia la coda, un satanico uroboro mai sazio che non cessa di divorare sé stesso: da una parte l’anticattolicesimo alimenta la politica, la quale a sua volta alimenta l’anticattolicesimo stesso.
Adesso, quindi, risulta chiaro il perché di alcune recenti “manifestazioni d’affetto” nei confronti dei cattolici, e per di più in un periodo dell’anno, cioè la Settimana Santa, di particolare importanza per i membri della Chiesa: per esempio, l’idea di rimuovere dai nomi di luoghi pubblici ogni riferimento a santi e figure religiose, in uno slancio di, presunta, laicità ma che in realtà rivela soltanto un vero e proprio odio satanico contro la Cattolica. Oppure la pensata, ancora più ridicola ed avvenuta in una raccolta fondi destinata ai martiri cristiani uccisi dai fondamentalisti islamici in Medio Oriente, di imporre la rimozione dai manifesti da parte delle autorità pubbliche francesi di ogni riferimento ai cristiani perseguitati, perché secondo loro “turbante l’ordine pubblico”. Mica il pensiero che ci siano ancora oggi uomini uccisi in odium fidei e musulmani pronti a far scoppiare un Quarantotto soltanto per parlarne pubblicamente in uno Stato che si professa laico, macché. Questi “regalini pasquali” sono soltanto le manifestazioni, più idiote peraltro, di una spinta secolarizzante che mira proprio ad estirpare il cattolicesimo dalla scena pubblica e sociale di un Paese, in nome (ed è bene ripeterlo) di una fasulla laicità che in realtà è laicismo. Cioè, in buona sostanza, una dittatura atea (come quelle sovietiche di triste e recente memoria) se non neo-pagana mascherata da democrazia, che bercia come un’ossessa (e, probabilmente, lo è, se non i suoi singoli esponenti nello spirito) se anche solo i cittadini provano a far valere i loro diritti, questi sì, veri.
Diritto di aiutare i propri fratelli perseguitati; diritto di veder votati rappresentanti politici che rispecchino le loro credenze sociali e religiose; diritto a veder riconosciuta l’importanza della loro religione nella storia del proprio Paese di appartenenza; diritto di chiedere e, possibilmente, di ottenere leggi che si conformino alla regalità sociale di Cristo. Cose di cui, invece, la Francia si dimentica in preda ad un delirio anticattolico (e, in definitiva, anticristico), e che portano soltanto all’aumentare il divario tra le élite al governo e gli elettori. Se è vero che questo atteggiamento è, in parte, dettato dalla paura seguita agli attentati terroristici di gennaio, è anche vero che questi stessi attentati affondano le loro radici non soltanto in un atteggiamento religioso estremista, i cui germi purtroppo sono ben radicati nell’Islam, ma anche e soprattutto all’interno di uno Stato che ha fatto dei presunti “nuovi” diritti e dell’idolatria della Repubblica in salsa nazionalista la propria raison d’être, cercando di sostituire la naturale ricerca di senso di ogni uomo con un “senso civico” assunto a nuova religione. Religione, guarda caso, che ben poco da invidiare e che anzi condivide diversi assunti, specialmente quelli razionalisti e positivisti, con il culto della Dea Ragione di illuminista memoria; culto che, anche in quel caso, coincise con alcuni dei più grandi massacri di cattolici che l’Occidente ricordi dai tempi dell’Impero romano.